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La pietra leccese (in dialetto salentino leccisu) è una roccia calcarea appartenente al gruppo delle calcareniti marnose e risalente al periodo miocenico. È una formazione rocciosa tipica della regione salentina, nota soprattutto per la sua plasmabilità. E’ costituita principalmente da carbonato di calcio (CaCO3) sotto forma di granuli di calcare (microfossili e frammenti di fossili di fauna marina, risalenti a circa sei milioni di anni fa) e di cemento calcitico, a cui si legano glauconite, quarzo, vari feldspati e fosfati, oltre a sostanze argillose finemente disperse che danno origine a differenti qualità della pietra per durezza e resistenza. Una volta estratta si consolida con il passare del tempo ed assume una tonalità di colore ambrato simile a quella del miele. La pietra leccese affiora naturalmente dal terreno e si ricava dal sottosuolo in enormi cave a cielo aperto, profonde fino a cinquanta metri e diffuse su tutto il territorio salentino, in particolare nei comuni di Lecce, Corigliano d’Otranto, Melpignano, Cursi e Maglie. Di colore dal bianco al giallo paglierino, la roccia si presenta compatta e di grana fine. Utilizzata sia in campo architettonico che scultoreo, la pietra leccese deve la sua particolare malleabilità alla presenza di argilla e proprio questa sua caratteristica ha permesso lo nascita del barocco leccese ed il suo utilizzo in ogni campo della scultura e dell’architettura.